Montanelli
5 agosto 2005
Viva Indro Montanelli
Nato a Fucecchio (Firenze), il 22 aprile 1909, Indro Montanelli si laureò in Legge e Scienze Politiche all’Università di Firenze. Iniziò come corrispondente freelance per Paris Soir e per l’United Press. Inizialmente favorevole a Mussolini, combattè nella campagna italiana in Abissinia. Nel 1937 però, a causa di alcuni articoli sgraditi al regime, fu espulso dall’ordine dei giornalisti e costretto all’esilio.
Ritornò in Italia nel 1939 e cominciò a lavorare per il Corriere della Sera. Durante la seconda guerra mondiale tenne corrispondenze dalla Finlandia, dalla Norvegia, dall’Albania e dalla Grecia. Ma nel 1943 fu arrestato dai nazisti e condannato a morte per un articolo sul Duce. Sfuggì alla morte rifugiandosi in Svizzera.
Una volta finita la guerra Montanelli riprese a lavorare per il Corriere della Sera, diventando una delle firme più prestigiose e seguite del giornalismo italiano. Nel 1973 fondò una nuova testata: Il Giornale. Nel 1977 fu ferito dai brigatisti delle BR ma, in tempi relativamente brevi, fece ritorno al suo lavoro.
Lasciò Il Giornale in seguito a profonde divergenze col proprietario, Silvio Berlusconi, e fondò un nuovo giornale: La Voce (1994), che durò però solo un anno per problemi finanziari. Tornò infine al Corriere della Sera, curando, fino ai suoi ultimi giorni, la rubrica “La Stanza di Montanelli”, in cui commentava le lettere che riceveva dai lettori.
Ha scritto oltre 60 libri, soprattutto di storia, ricevendo moltissimi premi, anche internazionali. È morto a Milano il 22 luglio 2001.

da www.polistampa.it
| inviato da il 5/8/2005 alle 21:40 | |
21 luglio 2005
Mai nessuno come Montanelli oggi
Strepitoso. Potreste, anzi molto spesso capita, trovarvici in disaccordo. Ma è inevitabile riconoscere la classe che, a leggere e sentire i suoi racconti di inviato di guerra o le sue avventure (anche più pericolose) da direttore di giornale, anzi "del Giornale", traspare in tutta evidenza. Cade in questo periodo il quarto anniversario della morte di Indro Montanelli, e in pochi sembrano volerlo, o poterlo (a causa della "scomodità" di un personaggio così all'interno dell'attuale situazione politica) ricordare a sufficienza. Per quei tre o quattro gatti che leggono questo blog, lo faremo sia con pezzi di repertorio e archivio montanelliano, articoli, stralci o recensioni di libri, le opinione degli altri giornalisti o politici su un personaggio che, antinazista, anticomunista o antiberlusconiano che fosse, con la sua mitica macchina da scrivere lasciava, sui fogli, ricordi indelebili e classe immensa. Ciao Indro, adesso starai scrivendo, da lassù, un editoriale su dei fatti che, da lontano, appaiono stupidi e tremendamente italiani ma che tu, da italiano che ha vissuto quasi un secolo, hai potuto e saputo documentare con immenso stile e coraggio.
Riportiamo qua un suo Controcorrente, davvero rapido, corsivo appunto, ed efficace: il suo essere pungente è in questi anni imitato da tanti giornalisti di tante testate. Ma uno dei primi che, con la classe e l'irriverenza, lanciava queste frecce a chiunque, secondo lui, le meritasse, era l'Indro nazionale.
In una conferenza stampa a Nuova Delhi, Henry Kissinger ha dichiarato che verrà a Roma e andrà a pranzo dal presidente Leone, ma non parlerà di politica perché quella italiana è, per lui, troppo difficile da capire. È la prima volta che Kissinger riconosce i limiti della propria intelligenza. Ma vogliamo rassicurarlo. A non capire la politica italiana ci sono anche cinquantacinque milioni di italiani, compresi coloro che la fanno. Indro Montanelli - il Giornale - 31-10-74 si ringrazia per la ricerca e pubblicazione nel web www.zoooom.it
| inviato da il 21/7/2005 alle 13:59 | |
18 luglio 2005
È morto Indro Montanelli - in lutto il giornalismo - da Repubblica
MILANO - Indro Montanelli è morto. Se ne è andato in silenzio dopo una lunga vita di bastian contrario, burbero e brontolone. Quasi come se fosse ancora in polemica con i mali e le ipocrisie di un secolo di cui è stato tra i più grandi testimoni. Il decano dei giornalisti italiani si è spento oggi pomeriggio a Milano. Aveva 92 anni: da tre settimane era ricoverato nella clinica "Madonnina" a causa di un malore. Mercoledì era stato sottoposto a un intervento chirurgico. Con esito positivo, avevano detto i medici, che avevano anche ipotizzato il suo ritorno a casa. Le sue condizioni però sono improvvisamente peggiorate. Fino alla crisi che oggi pomeriggio gli ha tolto la vita.
Con lui si chiude un capitolo enorme della storia del giornalismo italiano. È la storia di un cronista d'altri tempi, abituato sempre a confrontarsi con la realtà dei fatti. Ma anche di un opinionista capace di schierarsi e prendere posizione a dispetto dei luoghi comuni e delle ideologie. La sua vita professionale è infatti attraversata da numerosi strappi. Con il fascismo, dopo un reportage in Spagna nel '37, molto critico nei confronti del regime. Con il "Corriere della Sera", nel '76, in polemica con la linea "progressista" dell'allora direttore Piero Ottone. Con Silvio Berlusconi, suo ex editore, alla vigilia delle ultime elezioni politiche.
E proprio Berlusconi oggi ha voluto ricordarlo. "Scompare con Indro Montanelli un testimone del secolo", ha detto il premier alla notizia della sua scomparsa. Aggiungendo: "Piango l'amico con cui ho condiviso molte battaglie e al quale sono rimasto legato anche quando ha espresso dissenso dalle mie posizioni, con lo spirito di libertà che ha sempre animato il suo lavoro e che io ho sempre rispettato".
Indro Montanelli era nato a Fucecchio, tra Firenze e Pisa, il 22 aprile del 1909. Durante gli anni del fascismo, ma soprattutto nel dopoguera era diventato una delle firme italiane più lette, una delle voci più ascoltate.
Esplulso nel 1937 dall'albo dei giornalisti e costretto ad emigrare per i suoi pezzi sulla guerra civile spagnola, aveva cominciato a scrivere per il Corriere della sera l'anno successivo. Si era messo in mostra come corrispondente di guerra, in particolare durante il conflitto russo-finlandese del 1939-40. Nel 1944 era stato condannato a morte dai nazisti e rinchiuso nel carcere di san Vittore a Milano, poi graziato per intervento dell'allora arcivescovo di Milano, il cardinale Ildefonso Schuster poi beatificato da Wojtyla.
Nel dopoguerra si era affermato come il più brillante degli inviati italiani, smepre dalle colonne del quotidiano di via Solferino. Nel '74, dopo la rottura con il "Corriere della Sera", aveva deciso di fare tutto da solo, fondando il "Giornale Nuovo", quello che presto sarebbe stato conosciuto come "il Giornale" di Indro Montanelli. Una avventura durata fino al 1994. Dopo la "discesa in campo" di Berlusconi, e il tentativo di allineare il quotidiano alla linea del suo editore-politico, aveva ancora una volta sbattuto la porta.
Era subito ripartito però, fondando "La Voce". Una esperienza non felice: il giornale si scontrò subito con le difficoltà di un mercato editoriale sempre più competitivo, sempre più dipendente dalla pubblicità. Le difficoltà economiche presto fecero terra bruciata intorno alla sua creatura, che nell'aprile del 1995 (ad appena 13 mesi dalla nascita) fu costretta a uscire di scena.
Era ritornato a scrivere sulle colonne del "Corriere della Sera" come opinionista. Senza mai risparmiare la sua penna: con le armi della vis polemica e dell'ironia aveva osservato e commentato la difficile transizione italiana negli anni del centrosinistra. Anni che aveva in fin dei conti apprezzato, a dispetto della sua profonda cultura conservatrice. L'ultimo strappo risale alla recente campagna elettorale, quando a sorpresa aveva annunciato di voler votare Francesco Rutelli considerato il "male minore" rispetto alla destra di Berlusconi.
dall'archivio di Repubblica.it
| inviato da il 18/7/2005 alle 14:51 | |
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